La riserva alpina di caccia di Longarone, situata nell’omonimo comune, insieme alla riserva di Castellavazzo, con una superficie censuaria di 10350 ettari, ha un’area utile alla caccia di 5596 ettari.
Quest’area è attraversata principalmente da due corsi d’acqua, il fiume Piave ed il torrente Maé, che la dividono in tre settori così distinti:
- La sinistra Piave, formata dal versante Veneto del noto monte Toc e dallo Spiz Gallina;
- La sinistra Maé, nel comprensorio della Tovanella e Bosconero, denominata “montagna de Igne” e costituita dalla “cima dell’albero”, dalla Nendra, dal Dou, ed altre zone;
- La destra Piave e destra Maè, ovvero la zona più ampia, che parte da Fortogna e si estende lungo la destra orografica dei due corsi d’acqua; questa zona è costituita da massicci facenti parte del gruppo dello Schiara, i cui principali sono: la Megna, la conca di Cornia con la cima di Pramper, il Gravedel dove passa l’importante alta via nº3, il Venier e altre cime minori.
Un’importante fetta di quest’ ultima area è compresa nel Parco nazionale delle Dolomiti bellunesi (www.dolomitipark.it) che ha acquisito dalla riserva ampi spazi di interesse florofaunistico, come: il monte Pelf con la conca di Cajada e Palughet, il monte Talvena con la parte di Pramperet/Pisandol e le conche glaciali dei Van de Zità.
La riserva è composta soprattutto, da ambienti alpini e sub alpini, eccezion fatta dal fondovalle del fiume Piave, la cui estensione riesce a dar vita ad un ambiente ecotonale dove sono presenti animali come: la lepre, il fagiano e la piccola avifauna.
La conformazione ambientale della riserva è ottimale, per la presenza di una moltitudine di specie animali e vegetali, perché può contare su un territorio che, dal fondovalle alpino ricco della tipica flora, giunge alle praterie alpine, passando per il bosco di faggio e le peccete d’alta quota.
Si presta pertanto come habitat ideale per tutti gli ungulati delle Alpi, (con la sola eccezione dello stambecco, presente però nell’altra riserva del territorio del comune di Longarone) con la presenza del capriolo, soprattutto a valle, del muflone, in tre distinte colonie in continua espansione, e del camoscio, che si ritrova in buon numero (in un’areale ampio che spazia dai 400 mslm agli oltre 2000 delle maggiori cime del territorio) nonostante l’epidemia di rogna sarcoptica che lo ha decimato ad inizio millennio.
L’ungulato maggiormente presente, tanto da aver raggiunto una densità agroforestale importante, ed il più cacciato, è il cervo.
Sporadica è la presenza di cinghiale, cosi come sporadiche sono state le visite di orso bruno, lince e lupo.
Oltre agli animali sopra citati, sono presenti tutti i tetraonidi (gallo forcello, gallo cedrone, francolino di monte e pernice bianca), con un buon numero di forcelli ed una buona popolazione di fasianidi, rappresentati dalla coturnice, in diverse località.
Anche la lepre variabile e la marmotta sono presenti, soprattutto nella zona del Parco, verso la val Pramper, nonché quasi tutti i mustelidi.
Essendo una riserva attraversata dalla valle del Piave, che corre da nord verso sud, conta un buon passaggio, sia al passo che al ripasso, di uccelli migratori, oggetto di interesse venatorio e non, tra cui: la beccaccia, i tordi e le cesene.
La riserva, da sempre impegnata in ripristini ambientali e sistemazione dei sentieri, negli anni si è adoperata per rendere nuovamente accessibili alcuni bivacchi, al momento quattro sono stati resi agibili dai cacciatori e sono:
- Casera Gravedel (mettere link sulla pagina) sita a 1460 mslm, Situata nell’omonima zona raggiungibile da Rizzapol col sentiero Cai n°529, o da Pian de Cajada, facente parte dell’alta via nº 3
- Il bivacco “dei cacciatori” della costa dei Nass, al limite estremo della val del Grisol, da cui si passa per raggiungere forcella Cazzette e Cornia col sentiero Cai n°513.
- I “staloi de la Megna”, (vedi i dettagli) sul pianoro sopra la vera e propria stalla, attualmente monticata con ovicaprinini, c’è una struttura in pietra ristrutturata nell’anno 2008, che funge da bivacco, zona caratteristica per la caccia polivalente del cervo, del camoscio, del muflone, e del fagiano di monte, dalla cui vetta si può avere una diapositiva dell’intera riserva.
- Ultimo bivacco realizzato, è stato quello della Forcella Gallina, (vai alla pagina) costruito interamente in legno nell’anno 2013 a cura della Riserva, ed intitolato alla guardia provinciale Franco Mezzavilla, perito accidentalmente proprio in zona Gallina, e dove ogni anno viene organizzata l’omonima cronoscalata in sua memoria.
Nel corso degli anni non sono mancati gli interventi di ripristino sentieri, dopo condizioni climatiche fortemente avverse, come per esempio la tempesta Vaia, a seguito di queste avversità, i soci della riserva, si sono adoperati per sistemate molti “troi”, fra cui quello della Beccola da San Martino, quello di Soffranco per la Megna, Pian della Sega per Carpenia, da Igne per Dou e la Nendra, Col Deon per Forcella Gallina, Degnon per Pragrant, e non per ultimo, Col delle More passando per la Val dei Corf ,con destinazione Boz e le Rece del Gat.